giovedì 26 maggio 2011

Un parcheggio da sciacallo

Questo è il parcheggio di questo fenomeno di uomo o di donna. Un parcheggio alla faccia dell'educazione civica che oramai è sempre più cosa rara e preziosa. Comunque, la macchina è stata adottata come cassonetto improvvisato. Mi sembra il minino, nell'attesa di un vigile.....

giovedì 5 maggio 2011

La Dignità


Una giornata delle solite quella di oggi. Arrivo in ufficio e mi organizzo il giro delle notifiche da fare. Ce ne sono quante se ne vuole, ma ne scelgo una decina, le più difficili da fare così me le tolgo subito e non ci penso più. Metto in moto la mia pandina, esco dal recinto del parcheggio per le macchina di servizio e via a prendere il mio secondo caffè.

Ho eletto il wine bar 744 della collina Fleming di Roma, mio bar, anzi caffè preferito. Ma c'è un particolare: in questo bar ci lavorano due persone, un ragazzo ed una ragazza, il primo si occupa della gastronomia e la ragazza si occupa della mescita e della macchina del caffè. Non so perchè ma quando in un bar c'è una vecchia macchina della Faema il caffè e del colore e del sapore giusto. Bisogna dire che in questo bar c'è la vecchia Faema ma la mano della ragazza è certamente più fatata del collega che non riesce a farmi un moretto adeguato; un po come chi ha l'attitudine al famoso pollice verde, bene, la ragazza ha certamente il pollice marrone, che poi è il colore del caffè.

Riprendo la strada, insieme alla mia panda bianca, compagna dei miei giorni lavorativi. Una bella giornata quella di oggi, primaverile e piena di sole. Una luce particolare quella di Roma nelle prime ore del mattino. Una luce calda ed una aria fresca che entra dal finestrino aperto della mia macchina. Mi piace farmi accarezzare dal fresco del vento e riscaldarmi allo stesso tempo con i raggi di questo sole capitolino.

Non sapevo che la prima visita sarebbe stata l'incontro con la dignità. Una signora mi risponde al citofono. Una voce stridula che sembra la voce di una bambina. Mi apre e mi invita ad entrare in casa. Io chiedo della persona a cui devo consegnare l'atto e lei mi dice che è proprio li vicino a me. Era suo marito ed era su di una sedia a rotelle. Ovviamente devo uscire dall'imbarazzo di quel momento. Capisco subito che la situazione ha bisogno di essere sdrammatizzata. In questi casi bisogna essere più naturali possibile, non serve essere commiserevoli e neanche addolorati. Il signore mi chiede di cosa trattasi la mia visita ed ovviamente, mi tocca il compito di addolcire la pillola cercando frasi adatte al compito che mi sono prefisso. Non è facile, e questo è il momento più difficile da affrontare.

Ogni volta cerco un modo adatto per comunicare le cattive notizie che il più delle volte mi accompagnano. La moglie mi illustra, quasi a scusarsi del non aver potuto pagare quella tassa. Mi sento piccolo davanti alle rughe del suo viso, un viso di chi ne ha da raccontare. Se lo osservo bene mi parla di come quell'uomo, ora in quello stato, avesse la capacità di scalare una montagna a mani nude ed ora quasi non riesce a parlare. Il più delle volte vengo accolto da diffidenza e chissà che altro. Ci ho fatto l'abitudine e non ci faccio più caso, ma questa volta sento il profumo della dignità nell'aria. La dignità di chi affronta le proprie responsabilità di una vita anche fatta di fallimenti e non si nasconde, come invece sono abituato a constatare. Non avrei mai voluto essere lì, ma esserci è stato onorevole e mi ha dato la convinzione che bisogna sforsarsi di affrontare tutto nella vita, a testa alta ed onestamente, alla faccia di quella gente che gioca a fregare il prossimo ogni mattina che sorge il sole.